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I vincitori – XVI ed.

Sono stati proclamati, come da bando di concorso, i vincitori della XVI edizione del “Premio Letterario Nazionale Giovane Holden” organizzato da Giovane Holden Edizioni in collaborazione con Associazione Culturale I soliti ignoti, il blog Vitamina L e Irbil durante la cerimonia di premiazione del 24 settembre a Viareggio.

ROMANZO INEDITO

  1. Mirco Porzi, Anna Martellotti – “Le forbici di Atropo” – Torgiano (Perugia)
    Motivazione: Atropo, la Parca che recide il filo della vita umana, è morta: tra gli Dei ci si chiede come e perché, e soprattutto come affrontare il fatto che, di riflesso, sulla Terra non si muoia più. Il rischio è un pianeta sovraffollato di agonizzanti che non riescono a congedarsi dalla vita, e un Ade ridotto a un deserto. Il romanzo di Mirco Porzi e Anna Martellotti è una sinfonia composta e suonata a quattro mani con uno spunto ideativo potente, una completa padronanza di trama, voce, ritmo e un significato profondo che vale proprio la pena di definire immortale.
  2. Marcella Formenti – “La misteriosa morte della romanziera” – Milano
    Motivazione: La Sicilia del Dopoguerra intreccia miracoli e misteri che non hanno solo a che fare con l’ultraterreno, ma anche con il potere, l’onore e l’ossessione. Marcella Formenti ci consegna un romanzo scritto con mano sapiente, reso prezioso da un linguaggio saporito tanto quanto i gustosi piatti preparati nel convento di Torretta. Siamo tutti umani, in fondo, dall’ispettore capo Rosario Granata alla Romanziera, delineata con cura da pittrice, che visse nel bene divino ma nulla poté nei confronti di un infuso di erbe.
  3. Annamaria Mauro – “Come un fico d’india” – Arluno (Milano)
    Motivazione: Annamaria Mauro tratteggia la storia di una famiglia che fa i conti con una perdita prematura e una giovane vita da coltivare, quella del piccolo Simone, intorno al quale ruotano le esistenze dei nonni e del padre. Ma questa è anche la storia di una comunità che affronta a viso scoperto il fenomeno delle migrazioni, facendo l’unica cosa che un essere umano può fare: rimboccarsi le maniche e aiutare, come l’indomita Frida, dal carattere spinoso e genuino, come un fico d’india che svetta su un’isola meravigliosa.

Premio Speciale della Giuria:

  • Valerio Luigi Beretta – “L’intagliatore di presepi” – Cesate (Milano)
    Motivazione: Una storia di amicizie che durano nel tempo, narrata intrecciando i fili di luoghi ed epoche differenti: da un campo di concentramento in Libia ai boschi della Resistenza, nel pistoiese, fino agli anni Settanta e ai giorni nostri. Valerio Luigi Beretta sa andare a fondo nei pensieri, talvolta anche controversi, dei suoi personaggi, e ci offre una lettura che ci tiene accanto a loro rigo dopo rigo, capitolo dopo capitolo.
  • Daniele Torquati – “La pietra nasconde segreti” – Pisa
    Motivazione: In questo giallo che sembra un derby Pisa-Livorno, Daniele Torquati ci immerge nelle due città con estrema naturalezza, e con altrettanta sapienza ci introduce alla complessa e affascinante materia della conservazione e del restauro. Un esame di laboratorio alla Domiziale pisana condurrà dritto in questura, dove un mistero irrisolto tornerà a sconvolgere le vite dei vecchi protagonisti. Non è mai troppo tardi per far venire a galla la verità.

Finalisti quarti classificati (ordine alfabetico pari merito):

  • Franco Allegranzi – “Martirio” – Villorba (Treviso)
  • Eugenio Annicchiarico – “Falso ricordo” – Cagliari
  • Martina Biscarini – “Tre donne sole” – Bologna
  • Maria Grazia Cardani – “Il sogno e il sonno” – Robecchetto con Induno (Milano)
  • Laura Casadei – “A questo punto” – Monte San Savino (Arezzo)
  • Anna Maria Ceppo – “Martin Heifer, ovvero il predestinato” – Salerno
  • Elena Crocitto – “Il segnale” – Udine
  • Mariarosaria D’Andria – “Anima nera” – Monterotondo (Roma)
  • Antonella De Bei – “Controvento” – Chioggia (Venezia)
  • Francesca Del Bene – “Sognavo cieli immensi” – Certeveri (Roma)
  • Luca Limitone – “Concerto per chitarra flamenca” – Firenze
  • Annamaria Milano – “Profumo di vita” – Gioia Del Colle (Bari)
  • Giovanni Milici – “L’Ambrosia (Cronache dal Centro Acquario)” – Vergiate (Varese)
  • Stefania Moretti – “Sàbaidì – Metafuorica Mente” – Perugia
  • Pasqualina Moro – “Tieni lontana la notte” – Oniferi (Nuoro)
  • Silvia Murgia – “Il profumo salato” – Cagliari
  • Benny Pistone, Paolo Luniddi – “Finalmente Luna” – Roma
  • John Silver – “La tattica del geco” – Valsamoggia (Bologna)
  • Roberta Tamiso – “La santa” – Ascoli Piceno
  • Fabia Trotta – “Il pozzo di Santa Croce” – Trieste

RACCONTO INEDITO

  1. Piero Sesia – “Dinamite” – Torino
    Motivazione: Interessante racconto ambientato durante la Prima guerra mondiale, è il 1917, che attraverso la storia di due donne, due mondariso, affronta tematiche ancora oggi dolorosamente attuali, tra cui la condizione femminile, il mondo del lavoro, le regole sociali. Le due ragazze arrivate a Vercelli dai paesi vicini sono considerate manodopera straniera e quindi rivali dalle altre donne, tutte giovanissime, povere e sfruttate. Dinamite è il nome della giovane protagonista, un nome scelto dal padre, un ferroviere anarchico che si richiama agli ideali di socialismo e liberazione. Ideali mai concretizzati. La vita nella risaia è faticosa, allontana ogni speranza, difficile per le ragazze immaginare un futuro, ma la gioventù non si arrende e a tratti prende il sopravento creandosi i propri spazi, in un’alternanza quasi delirante tra fatica e stordimenti, amore e desiderio di dolcezza. Momenti che Dinamite pagherà a caro prezzo, perché la società non perdona chi non si conforma alla maggioranza e rivendica una propria identità anche sessuale.
  2. Stefania Rotondo – “Merli alle finestre” – Roma
    Motivazione: Il racconto è ambientato a Villa Azzurra, Ospedale Psichiatrico di Collegno, Sezione medico-pedagogica, prima della chiusura di questo tipo di strutture a norma della Legge Basaglia. Una storia vera quella di Angelo, Libero e Maria, bambini con gravi handicap socio-familiari, attorniati da infermieri-secondini e un superiore il cui appellativo dice tutto: psichiatra-elettricista. Bambini che hanno in comune la sfortuna di essere nati in famiglie povere, con padri e madri inesistenti; bambini sottoposti a ogni forma di atrocità e sopruso, attuati e perpetrati con sistematica ferocia e crudeltà in nome della psichiatria. Una vera e propria gabbia per matti, una prigione. Poi, un fotografo riesce a entrare nella struttura e a documentare la situazione denunciando le nefandezze compiute dal personale. Villa Azzurra viene svuotata, anche grazie al movimento di ribellione del 1968 che vide attivisti bruciare in piazza le cinghie di contenimento e alla Legge Basaglia, che cambia radicalmente le modalità di approccio alla salute mentale. Un racconto intenso che proprio nella sua pacatezza di tono si rivela impossibile da dimenticare, così come impossibile da dimenticare è l’argomento che porta alla attenzione del lettore. Oggi, dopo quarantadue anni dalla morte di Franco Basaglia, Villa Azzurra appare come un castello di fantasmi abbracciato all’edera e la storia di Angelo, Libero e Maria diventa monito a non ripetere gli errori del passato.
  3. Elisa Contarini – “Omicidio a porte chiuse” – Fusignano (Ravenna)
    Motivazione: Un giallo che riecheggia i mistery classici, con quel pizzico di tono sbarazzino che lo rende intrigante. Ciò che appare è solo una cortina fumogena atta a nascondere la verità effettuale dei fatti. Non sarà la polizia a scoprire il colpevole, ma un ragazzo, Arturo, con la passione della lettura. Potrà Arturo diventare un novello e moderno Sherlock Holmes? Certamente, nel confronto fra due adolescenti, l’uno ricco e di successo, l’altro con le spalle curve e una andatura sgraziata, il secondo primeggia proprio grazie allo studio e alla lettura.

Premio Speciale della Giuria:

  • M. Adam – “Milioni di metri cubi” – Varese
    Motivazione: Racconto intrigante che utilizza una tecnica narrativa atta a farci toccare quasi fisicamente le crisi di panico derivanti dai sensi di colpa di una ragazzina di buona famiglia di nome Ada. L’incontro con un vecchio sconosciuto in una stazione semideserta sarà la tappa di un percorso di consapevolezza. Ada avverte una sensazione di calore e disagio come se sopra la sua testa ci fossero milioni, miliardi di metri cubi d’acqua che la schiacciano. È la paura che le cresce nel petto e si manifesta in piccoli colpetti di caldo che picchiettano dentro. Paura di sbagliare, di deludere a fronte di regole sociali ben determinate, un futuro incerto, aspettative e timore di fallire. L’autore scandaglia e riporta alla coscienza del lettore quel momento catartico, attraversato da ognuno di noi, in cui è necessario lasciarsi alle spalle l’incoscienza dell’oggi per progettare il domani.
  • Mauro Cotone – “Un giorno speciale” – Roma
    Motivazione: Classico racconto di fantascienza sociologica, quel genere di narrazione che, facendo leva sulle tante contraddizioni della società contemporanea, ipotizza possibili scenari futuri distopici in cui quelle stesse contraddizioni sono portate alle più estreme conseguenze. Alla maniera dei maestri Robert Sheckley, Richard Matheson e Philip K. Dick, l’autore mescola gli evidenti segnali di deriva nel comportamento etico dell’uomo moderno con i vistosi sintomi dell’ormai irreversibile degrado ambientale che depaupera irrimediabilmente le risorse alimentari ed energetiche a disposizione dell’umanità, simulando una società stremata e moralmente degenerata, disegnando un futuro da incubo, paradossale e angoscioso, in cui sono totalmente scardinate e stravolte le regole del vivere comune, dando così corpo ai timori e alle paure che turbano il quieto vivere di ognuno di noi. Il ghigno sarcastico e la critica feroce e dissacrante sono la cifra utilizzata dall’autore e insieme la chiave di lettura ammonitrice nei confronti delle minacce incontro alle quali sta incamminandosi la società post-moderna in cui viviamo.
  • Manuela Marchitelli – “Kiss from a rose” – Roma
    Motivazione: Il racconto si inserisce, pur con una sua innegabile e piacevole autonomia narrativa, nel filone della narrativa mitologica, nella fattispecie quella vichinga. Ambientato in un villaggio della Norvegia, tre personaggi si scontrano e confrontano fino al tragico epilogo finale: il padre, bello e giramondo, la madre, colta e indipendente, il figlio, timido e gentile. La situazione muta con l’apparire sulla scena della dea della bellezza e della guerra, Freya. Il giovane, che trascorre tutto il suo tempo nella serra di famiglia, si innamora di una di queste: una rosa nera. Ma si tratta davvero di una rosa, seppur straordinaria e bellissima? Una narrazione appassionante che esplora il rapporto conflittuale tra padre e figlio e la dipendenza dalla propria estraneità all’ambiente circostante.

Finalisti quarti classificati (ordine alfabetico pari merito):

  • Gaetano Bellorio – “Lontano” – Negrar di Valpolicella (Verona)
  • Chiara Bertini – “Qualcuno e nessuno” – Bocca di Magra (La Spezia)
  • Claudio Botteon – “Sopravvissuti” – Godega – Sant’Urbano (Treviso)
  • Ida Daneri – “Sangue avvelenato” – Vigevano (Pavia)
  • Luigi Di Legge – “Menevado” – Rozzano (Milano)
  • Costanza F. – “L’ascensore rosso sangue” – Prato
  • Pierpaolo Fiore – “Partenze e arrivi” – Acri (Cosenza)
  • Maddalena Frangioni – “Anni ’50. Lina, una donna moderna” – Segrate (Milano)
  • Riccardo Grazio – “Jackie down the line” – Origgio (Varese)
  • Laura Leo – “Contrappunto” – Brindisi
  • Cristina Maria Lora – “Il cielo ha bisogno di leggerezza” – Valdagno (Vicenza)
  • Guido Panziera – “Domenica otto novembre” – Urbana (Padova)
  • Matteo Pellegrini – “Le bici dei soldati” – Verona
  • Giuseppe Pellizzeri – “Gente come noi” – Nizza Di Sicilia (Messina)
  • Emanuela Portunato – “Una storia d’altri tempi” – Genova
  • Erika Posso – “Le cose dimenticate” – Borgo San Donato Sabaudia (Latina)
  • Mariarosaria Rossi – “L’isola delle lacrime” – Firenze
  • Donatella Sarchini – “Invito a cena” – Milano
  • Ivan Scarabocchio – “Una piccola vendetta” – Azzate (Varese)
  • Andrea Scaricamazza – “La battaglia di Porta San Paolo” – Roma
  • Fausto Scatoli – “Linea gotica” – Desenzano del Garda (Brescia)
  • Stefania Silvestri – “L’ultimo treno” – Nove (Vicenza)
  • Alessandro Trinci – “Adam and Eve. The End” – Quarrata (Pistoia)
  • Clarice Varesi – “Due uomini” – Fornovo Taro (Parma)

POESIA INEDITA

POESIA INEDITA

  1. Luisa Di Francesco – “Il fremere del mio cuore” – Taranto
    Motivazione: La quotidianità consueta degli arredi domestici, che, rivisitati con la lente deformante del senso metafisico, sono la sede metaforica e onirica dell’anima e dei sentimenti, si alterna alla visione di paesaggi scabri e solitari, non-luoghi del divenire percorsi attraverso il tempo e la vita con le speranze, i desideri e le inevitabili disillusioni che la vita stessa comporta. Figure allegoriche suggestive (ho abitato dentro cornici vuote/ ricordi) suscitano emozioni recondite e ricordi sepolti nella memoria degli affetti (ho appeso la speranza/ come vecchi pastrani sull’attaccapanni/ a rammentare color che li hanno animati): sono versi pervasi da un profondo senso di malinconia, che narrano di un eterno vagare tra deserti invecchiati del mio esistere, un peregrinare aereo come il vento più volte evocato, quel vento da abitare, infine sibilante tra le pietre a rappresentare un’ultima sconsolata dimora.
  2. Flavio Provini – “Landai” – Milano
    Motivazione: La poesia di impegno civile ha radici profonde e non è mai vana o inutile; i versi, con la loro forza musicale, il loro afflato lirico e delicato, la loro comunicatività empatica e pietosa, possono con grande efficacia contribuire a muovere le coscienze, a rendere partecipi gli animi e le intelligenze: è questo il caso di Landai, che fin dal titolo si richiama ai distici poetici proibiti che le donne afghane continuano fin dal Diciottesimo secolo a trasmettersi oralmente in clandestinità, ora più che mai, di nuovo oppresse da un regime totalitario e intollerante, che le soffoca con l’estremo isolamento e le condanna all’ignoranza, fino ad arrivare a punirle con la reclusione e la morte. Quel non sai ripetuto più volte, ossessiva e ossessionante, è la protesta veemente e viscerale delle donne – come la giovanissima Zarmina, morta suicida nel 2010 – che parlano, svelano e denunciano la loro drammatica condizione per bocca del poeta che si fa loro interprete per chi ha orecchi per sentire e cuore per capire.
  3. Luca Viviani – “Partiture” – Pietrasanta (Lucca)
    Motivazione: Un senso di spaesamento e di assenza venato di rancore e di risentimento pervade questi versi che propongono con estrema concisione un susseguirsi ritmico di situazioni e figure che si rincorrono, inseguendosi fino a sovrapporsi, proprio come gli elementi musicali di una partitura, quella che dà il titolo al componimento. La scarna, minimalista punteggiatura detta la scansione delle immagini, talvolta urlanti, come un grido di Munch, altre volte volteggianti e danzanti, come un volo di Chagall… su tutto domina la solitudine metafisica, alla maniera di De Chirico, delle moltitudini vuote. Forse è questa la chiave interpretativa di questi versi: un dialogo, come lo intendeva Kandinskij, tra immagini e musica, tra suoni e sentimenti.

Premio Speciale della Giuria:

  • Manuela Melissano – “La tua pelle di fragile libellula” – Lecce
    Motivazione: È un dialogo d’amore in cui si respira l’attesa di una perdita imminente – forse solo paventata (questi ultimi giorni) – quello attraverso cui si dipanano versi ricchi di similitudini, densi di trasfigurazioni e di metamorfosi; su tutti aleggia un profondo senso di condivisione della vita e dei sentimenti, un continuo rimando tra l’io narrante, amoroso e protettivo, e il plurale della coppia, due persone cresciute accanto in unica simbiosi, con le radici intrecciate nel ventre della terra; su tutto incombe, infine quel male che divora a morsi la gioventù della vita ma al quale, tuttavia, è concesso un perdono da due persone ormai sublimate in umani angeli sospesi a mezzocielo.
  • Fabiola Sciarratta – “Chiudo gli occhi e sorrido” – L’Aquila
    Motivazione: Un tocco di leggerezza; il pensiero distratto e rilassato indulge alla riflessione sul passato, sulla semplicità della vita di una volta: con poche parole prive di rimpianti ma venate di malinconia, questi versi dal sapore minimalista rievocano situazioni di vita vissuta, un modo perduto fatto di cose ingenue e sincere, di valori e di speranze ancora intatte. Un bel tuffo nel mondo dei ricordi che, spesso, hanno il potere di addolcire il presente.
  • Chiara Trombetta – “Dismorfofobie” – Sora (Frosinone)
    Motivazione: Versi brevi, secchi, lapidari, descrivono le percezioni distorte e malate della propria fisicità vissuta come una condanna o un’assurda e incomprensibile tortura. Un sentimento greve, opprimente, che non conosce né consente redenzione, si ostina a girare eternamente in un moto perpetuo che sfinisce e consuma se stesso. Tetra, totalmente priva di gioia, di un benché minimo spiraglio di luce o anche solo di una qualsivoglia idea di speranza, è la chiosa finale (La storia/ del mio corpo […]/ è un film duro/ d’autore folle e geniale) un pensiero che pare riecheggiare la sconsolata riflessione dell’ultimo monologo del Macbeth shakespeariano secondo cui la vita È il racconto di un povero idiota […] che nulla dinota.

Finalisti quarti classificati (ordine alfabetico pari merito):

  • Davide Borrelli – “La ragazza che ballava intorno al fuoco” – Maslianico (Como)
  • Davide Caputa – “La Passione” – Genova
  • Rosanna Carletti – “Rimpianto” – Montoggio (Genova)
  • Riccardo Carli Ballola – “Di colpo” – Comacchio (Ferrara)
  • Giovanni Codutti – “Rimane l’eco” – Feletto Umberto (Udine)
  • Edoardo Firpo – “Sabbia” – Pietra Ligure (Savona)
  • Luciana Giannini – “Come una bolla” – S. Stefano Magra (La Spezia)
  • Giacomo Giannone – “Scortica sotterra” – Torino
  • Igor Issorf – “Paura” – Napoli
  • Cinzia Locatelli – “Una rosa in mezzo ai fiori” – Bottanuco (Bergamo)
  • Andrea Mamo – “Ho aperto gli occhi” – Milano
  • Moreno Matteucci – “Acqua d’amare” – Pietrasanta (Lucca)
  • Giovanni Milici – “La ballata del sonnambulo” – Vergiate (Varese)
  • Bianca Mirabile – “Parlami, ora” – San Donato Milanese (Milano)
  • Carlo Ricci Bertarelli – “Lock down” – La Quercia (Viterbo)
  • Francesca Rivolta – “Missili” – Ramat Gan – Islaele
  • Roberta Alejandra Russo – “Si chiude il cerchio” – Lucca
  • Donatella Sarchini – “Vite recluse” – Milano
  • Serena Sclavi – “Tu mi possiedi” – Viareggio (Lucca)
  • Stefania Silvestri – “L’infanzia perduta” – Nove (Vicenza)
  • Jon Sinne – “La luna a Milano” – Milano
  • Vittoriano Solazzi – “Il dubbio” – Mondolfo (Pesaro-Urbino)
  • Ivan Vicenzi – “La leggenda della dea” – Sermide (Mantova)
  • Annalisa Viola – “Putrido catrame” – Milano

ROMANZO EDITO

  1. Gianmarco Parodi – “Non tutti gli alberi” – Sanremo
    Motivazione: Con uno stile originale, il romanzo racconta l’incredibile storia di Alice, una bambina di dieci anni o poco più, il cui piccolo mondo è sconvolto dalla partenza e poi dalla morte improvvisa del padre adorato. Lo scontro duro e precoce con la madre segna l’inizio di un percorso di formazione travagliato e coinvolgente, destinato a culminare nella drammatica fuga da casa sulle tracce del padre, di cui non ha mai accettato la perdita. Insieme a lei un compagno di scuola, Pino, ragazzo apparentemente sbandato, che la proteggerà da mille pericoli, anche contro il proprio interesse. Una bella amicizia la loro, nata dall’incontro di due solitudini. Sullo sfondo una natura amica che il padre le ha insegnato ad amare e con cui Alice ha intrecciato rapporti speciali. In un continuo oscillare tra sogno e realtà, il romanzo regala pagine belle e commoventi.
  2. Roberto Robert – “Rossa è la sera dell’avvenire” – Bergamo
    Motivazione: Costruito intorno a una trama essenziale, il romanzo racconta la storia di Anselmo, uno studente espulso dal partito, che per protesta abbandona scuola e famiglia per unirsi a un gruppo di combattenti clandestini. Il suo inserimento all’interno del gruppo è tutt’altro che semplice e più difficile ancora accettare regole in antitesi con i valori a cui è stato educato. Al di là della naturale compassione per la fine drammatica di questo giovane idealista, la sua esperienza induce il lettore a sforzarsi di capire. In sostanza, il valore del romanzo sta nella lucida testimonianza dei tanti perché capaci di spiegare come l’aspirazione alla pace e alla giustizia sociale, valori altamente positivi, abbiano indotto tanti giovani ad abbracciare il terrorismo sanguinoso degli anni di piombo. Di contorno, in stridente contrasto, alcuni vivaci bozzetti di vita di paese. Lettura scorrevole e interessante per la ricchezza della documentazione storica e politica.
  3. Marcello Loprencipe – “Olmo” – Sacrofano (Roma)
    Motivazione: È proprio una bella storia quella che Marcello Loprencipe ha presentato nel suo romanzo Olmo. Una storia capace di esaltare, con semplicità, la bellezza dell’incontro con l’altro, ancorché sconosciuto, e vieppiù oggetto di un antipatico, stravolgente, nonché foriero di pesanti conseguenze per un’anziana signora novantenne, provvedimento esecutivo. Partendo da un fastidioso Atto Amministrativo un Ufficiale Giudiziario scopre i valori profondi che sottende la relazione interpersonale quando cadono i pregiudizi e trionfa la visione della persona. È il dialogo, il legante potente che avvince e costringe, generando profonda conoscenza reciproca. L’autore con frasi brevi, cadenzate, a momenti incalzanti, provoca nel lettore quell’immersione totale nel mare delle parole capace di emozionare e commuovere, obbligandolo a rimanere incollato alle pagine, che rapidamente passano sotto occhi bramosi di conoscere sviluppi successivi…

Premio Speciale della Giuria:

  • Sara Mugnaini – “Io e te, domani” – Pontassieve (Firenze)
    Motivazione: La storia costruita da Sara Mugnaini con l’alternanza di due connettivi temporali Prima e Adesso, e con gli occhi di due persone che osservano gli stessi avvenimenti, racconta dell’amore: l’amore della vita, sottofondo all’intera esistenza. E quando le scelte allontanano, separano, dividono, obbligando a direzioni diverse, lo stesso forte sentimento permane comunque indelebile e nitido nella mente a emozionare coi ricordi, coi desideri insoddisfatti, coi rimpianti di sogni non cullati adeguatamente. Il ritrovarsi è capace di rianimare il passato, proiettandolo in un presente non più possibile dove però neppure la morte sa recidere, amputare, separare se crea vincoli ancor più forti. Io e te, domani di Sara Mugnaini è un libro che convince, avvince e abbraccia con una bella struttura originale.

Finalisti quarti classificati (ordine alfabetico pari merito):

  • Giuliano Adler – “La pagliuzza e la trave” – Trieste
  • Jole Bevilacqua – “Bisognerebbe avvisarli” – Milano
  • Franco Brighi – “Le parole sospese” – Rimini
  • Maria Rosaria Intermite – “Cuore di pellicano” – Faggiano (Taranto)
  • Vilma Kaisermann – “Selvatica” – Mezzolombardo (Trento)
  • Alessio Vecchioni – “Brandelli di memoria” – Palestrina (Roma)

POESIA EDITA

  1. Antonella Sica – “L’ira notturna di Penelope” – Genova
    Motivazione: Perché Penelope? Perché, fra le grandi figure del mondo classico, essa rappresenta quella condizione femminile che si riconosce nella pazienza e nell’attesa, simbolo cioè della tradizione alla quale la poetessa vuole sfuggire. Di qui la rivolta a ogni costrizione che ingabbia il femminile, ossia la tensione verso una dimensione più autentica e universale, dove il silenzio diventa padrone dell’attimo e scavalca anche il ruolo della parola. Versi brevi, impegnativi per l’uso frequente di figure retoriche e l’attenta scelta di parole capaci di suscitare sensazioni ed emozioni.
  2. Paolo Parrini – “Prima della voce” – Castelfiorentino (Firenze)
    Motivazione: Silloge intima e carica di emozioni. Versi luminosi ed equilibrati, intrisi di contrasti: solitudine e amore; la paura di perdersi nel buio e insieme la dolcezza dei ricordi, il calore del nido e della vicinanza; il vuoto sterile del presente e l’attesa del mattino che apre alla speranza del domani… Le cose svaniscono, ma i sentimenti rimangono, dice il poeta; tra tutti quello dell’amore, legato ad attimi sorprendenti, fugaci, ma appaganti. Poesie che catturano il lettore, volutamente brevi, dal lessico molto evocativo.
  3. Gabriella Cinti – “Prima” – Jesi (Ancona)
    Motivazione: Silloge impegnativa e coinvolgente, in cui sapere scientifico e cultura classica s’incontrano per esprimere una ricerca di verità e bellezza che affonda nei misteri dell’evoluzione e del cosmo, un’attenzione al passato per individuare i legami con il presente e riallacciare i fili tra le generazioni. Linguaggio poetico maturo, fitto di rimandi alla cultura classica e impreziosito da figure retoriche particolarmente evocative.

Premio Speciale della Giuria:

  • Rita Stanzione – “Da quassù (la terra è bellissima)” – Roccapiemonte (Salerno)
    Motivazione: Il pregio di fondo della silloge sta nell’impegno umano e civile che emerge sovrano. La poesia qui si fa carico dei tanti problemi e dei mali del mondo. Si tratta di un disegno di lucida, colta intelligenza che dà vita a versi appassionati e significativi.

Finalisti quarti classificati (ordine alfabetico pari merito):

  • Alessandro Agostini – “Quasi una vita di vaghi barlumi” – Serravalle Pistoiese (Pistoia)
  • Cristina Biasoli – “Contatti e armonie” – Molinella (Bologna)
  • Paolo Bosotti – “I colori della vita” – Sedriano (Milano)
  • Gessica Giorgetti – “Emozioni” – Civitanova Marche (Macerata)
  • Paolo Marcoionni – “Prima della notte” – Montelupo Fiorentino (Firenze)
  • Domenico Tramontana – “Sentieri nascosti” – Pianezza (Torino)

RACCONTI EDITI

  1. Valerio Cencini – “Stanotte dormo sulla luna” – Cortona (Arezzo)
    Motivazione: Pennellate di parole colorano i diciotto acquerelli regalati da Valerio Cencini ai suoi lettori per concedere loro di sorridere con storie di uomini e donne straordinariamente normali, che in una RSA assaporano quell’esperienza del loro tempo di vita, per i più indeterminato, privo del ritmo abituale che lo caratterizza, ma pur sempre con il profumo penetrante della libertà rimasto, pervicacemente, invariato. Con la degenerazione della percezione del tempo pure i connettivi spaziali mutano di senso e i ricordi diventano perciò sfumature difficili, se non anche impossibili, da cogliere. Apprendiamo da Stanotte dormo sulla luna che le sequenze della nostra vita non sono scene di un film e nessun finale è perciò preordinato quale conclusione della storia. E l’amabile figura del dottor Sergio Rinaldini, direttore della struttura e filo conduttore dei brevi racconti, grazie alle sapienti, scarne, pungenti, rapide descrizioni dell’autore, colpisce l’immaginazione e provoca, con il suo agire importanti riflessioni sull’esistenza, sulla dignità, sul rispetto, sull’amore: la degenerazione fisica del corpo, in fondo, non modifica mai la condizione umana e il suo Essere.
  2. Giuseppe Magnarapa – “Straordinaria follia” – Roma
    Motivazione: L’ospedale psichiatrico di Borgomanero è il contenitore delle storie di Straordinaria follia che Giuseppe Magnarapa racconta, dimostrando che la nostra vita scorre sulla trave sopra la quale perennemente oscilliamo, debordando dalla linea che separa ragione e follia, immaginato e reale, sogno e materialità senza poter avere, spesso, nessuno di noi, la possibilità di scegliere la direzione. Come in un carcere la vita di segregato, nel momento in cui viene condiviso lo stesso spazio chiuso, è la stessa tra detenuto e secondino così il paziente di una struttura psichiatrica può essere, per effetto del proprio pensiero, il medico che segue le vicende umane di altri uomini. Il gioco dei ruoli, sapientemente armonizzato da Giuseppe Magnarapa con il contesto e i personaggi, esterna l’eterna domanda che l’uomo s’è posto se sia sufficiente un abito per trasformare un laico in monaco. Se il cambiamento non fosse ritenuto comunque possibile l’immaginazione e la narrazione aiuta sempre a conquistare una cena gratuita all’Excelsior. Seppur nell’immaginario di gruppo.
  3. Daniela Dose – “Racconti dal sottoscala” – Pordenone
    Motivazione: Daniela Dose nei suoi diciotto Racconti dal sottoscala presenta personaggi nati dalle esperienze di vita comune alla totalità degli uomini. Di questa realtà osserva, analizza e sceglie immagini che affida alla carta affinché la mente possa gustare tutti i sapori che una scrittura diretta, lineare, dal ritmo pacato, sa offrire. Della quotidianità ci presenta la sua eccezionale banalità, la fragilità delle strutture relazionali, i fili troppo sottili che suggellano legami familiari, l’inconsistenza dei supporti ideali alle convinzioni personali. Attraverso le immagini che costruisce, con sicurezza e saggezza, obbliga il lettore a ri-vedere se stesso mentre osserva la vita degli altri.

Premio Speciale della Giuria:

  • Franco Padovan – “Non si prende pesce ed altri racconti” – Scanzorosciate (Bergamo)
    Motivazione: L’autore di Non si prende pesce e altri racconti presenta venti cortometraggi dove le immagini sono date dalle descrizioni e i suoni dalle parole sapientemente scelte per creare, grazie alla composizione, un’armonia. La fotografia riprende la normalità della vita nel ripetersi della quotidiana esistenza che assurge a unicità grazie al sonoro che ne sottolinea i significati altrimenti sfuggenti. Con arte, consegna al lettore affascinanti scene stra-ordinarie. Un lavoro che sicuramente merita plauso con l’attenzione alla scrittura come strumento e mezzo di ricerca per una comunicazione significativa e significante.
  • Roberto Portinari – “Deliri tascabili” – Asti
    Motivazione: Nei suoi Deliri tascabili, Roberto Portinari presenta scenette d’insolita ironia, dove la follia, presente in ciascuno di noi, si perde e si ritrova. L’autore tratteggia con sarcasmo immagini trasparenti, dove la realtà, apparentemente schermata dai colori, è comunque facilmente decodificabile. La scrittura è scorrevole grazie all’attenta cura della punteggiatura e alla scelta di un frasario semplice, mai banale. Il coinvolgimento è tale che, leggendo si avverte il bisogno di passare rapidamente da un racconto a quello successivo per meglio assaporare il filo conduttore della silloge. Le storie coinvolgono e accarezzano con periodi ammalianti, teneri ammiccamenti, che inducono a guardare in profondità, oltrepassando la banalità del quotidiano, imitando le “stelle che studiano dove trascorrere il giorno” per “odorare l’aria” che “si vestì di tabacco”.

Finalisti quarti classificati (ordine alfabetico pari merito):

  • Lucia Anita Iuliano – “Gli altri non sanno” – Pisa
  • Patrizia Lari – “Le lacrime di Perle Bianche” – Grosseto
  • Nadia Mogni – “Maldestra & Mancina” – Godiasco – Salice Terme (Pavia)
  • Piero Sesia – “Una valigia di perplessità” – Torino
  • Elli Signani – “Filo d’erba” – Vergato (Bologna)

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Pubblicato da premighstreghebuk

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